lunedì 25 giugno 2012

PASQUALE BARRA, detto 'o Nimale (l'animale)

Pasquale Barra (Ottaviano, 18 gennaio 1942) è un criminale italiano. È considerato uno degli esponenti di spicco della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Dissociatosi da Cutolo, Barra attualmente sconta l'ergastolo. È stato uno dei principali accusatori di Enzo Tortora.


LA CARRIERA

Affiliatosi prima come capozona di Ottaviano e poi come santista, Barra vanta 67 omicidi di cui molti compiuti nelle diverse carceri italiane dove ha soggiornato frequentemente dal 1970. Nel gergo della mala, gli vengono attribuiti due nomi: o ' studente - in riferimento allo stretto legame con Raffaele Cutolo, detto o' professore - e o ' nimale per la crudeltà e l'efferatezza dei suoi delitti.

La stampa lo ha soprannominato il boia delle carceri per l'incredibile facilità con cui uccide i carcerati su commissione. Si pensi, ad esempio, all'omicidio di Francis Turatello, malavitoso milanese. La terribile esecuzione - compiuta nel carcere Badu'e Carros di Nuoro il 17/8/1981 – è ricordata per la modalità efferata: Barra ferisce l'uomo con quaranta coltellate e lo squarta azzannando alcuni organi interni con l'aiuto di Vincenzo Andraous. Questo episodio è rievocato da Giuseppe Marrazzo nel libro Il Camorrista. Vita segreta di don Raffaele Cutolo e ripreso nel film Il camorrista di Giuseppe Tornatore. Tuttora, la stampa ricorda questo omicidio come uno dei più feroci compiuti in Italia.

Barra ha commesso altri omicidi in carcere; oltre al brutale assassinio di Francis Turatello, si ricorda l'esecuzione di Antonino Cuomo, capozona di Castellammare di Stabia, e quella compiuta ai danni di Domenico Tripodo, capo'ndrangheta calabrese. Il 23 novembre del 1980, nel corso del terribile sisma che colpì il capoluogo campano, Barra partecipò ad una rissa nel carcere di Poggioreale che costò la vita a tre detenuti e il ferimento di otto camorristi passati ad un clan concorrente. Barra ha avuto un ruolo di rilievo nell'omicidio di Francesco Diana, consigliere comunale socialista di San Cipriano d' Aversa, colpito con trentacinque coltellate nel carcere di Aversa.


LA DISSOCIAZIONE E IL CASO TORTORA

Barra fu il primo a dissociarsi da Raffaele Cutolo e, grazie al suo pentimento, rese possibile il più grande attacco mai portato dalla giustizia alla camorra. Si suppone che Barra si sia sentito tradito da Cutolo il quale, proprio in seguito all'omicidio Turatello e di fronte alle pressioni della mafia siciliana, sostenne di non esserne il mandante.

In seguito alle rivelazioni di Barra e dei pregiudicati Giovanni Pandico e Giovanni Melluso, fu possibile il blitz del 17 giugno 1983 in cui vennero arrestati 850 presunti affiliati della Nuova Camorra Organizzata, tra cui l'insospettabile Enzo Tortora. Barra, al fine di ottenere una protezione in carcere, fornisce liste di presunti camorristi nel corso di 17 interrogatori, ma solo al diciottesimo interrogatorio, il 19 aprile 1983, fa il nome di Enzo Tortoradefinendolo un affiliato alla Nuova Camorra Organizzata e responsabile del traffico di droga. Barra rifiuterà di deporre e di confermare le accuse sia al processo di primo grado che in quello d'appello. Le accuse si riveleranno infondate.

Il pentimento di Barra appare subito controverso. Nel corso delle indagini, i giudici scoprirono uno dei tanti tentativi di estorsione da lui compiuti per approfittare della sua posizione di pentito. Barra aveva scritto una lettera ad un concessionario di Casoria dove il camorrista chiedeva 15 milioni per non fare il suo nome nel corso degli interrogatori. In realtà, quello di Barra non si può definire un vero pentimento bensì una semplice dissociazione da Cutolo per ragioni personali. Infatti, Barra continua a definirsi camorrista

NOTIZIE RECENTI
Nel mese di maggio 2009, nel corso di un'udienza a carico di Raffaele Cutolo, Pasquale Barra ha testimoniato in videoconferenza da una località protetta affermando di non conoscere Raffaele Cutolo e Rosetta Cutolo. Pare che Barra stia realizzando uno sciopero del pentimento.

fonte:wikipedia


(dall'Archivio del partito radicale del 30 Giugno 1984)
Qualcuno lo ha subito ribattezzato il Joe Valachi della camorra. Il paragone appare un po' azzardato anche se il 42enne Pasquale Barra le carte in regola (si fa per dire) del capo clan, ce le ha tutte. Decine di omicidi alle spalle, dentro e fuori dal carcere di Poggioreale (in cui ha risieduto per 10 anni), il nostro eroe è soprannominato nel gergo della mala o 'animale , oppure »o 'studente . E balzato per la prima volta agli onori di tutte le cronache nere nazionali con l'omicidio del boss milanese Francis Turatello nel carcere di Nuoro il 17/8/1981. Barra squartò letteralmente Turatello (dicono che gli abbia azzannato il fegato e le viscere), forse per ordine di Cutolo. Pochi mesi prima aveva massacrato a coltellate Antonino Cuomo, sempre per ordine del capo della Nco. Barra è stato il principale ispiratore del blitz anticamorra del 17 giugno 1983, "il venerdì nero della camorra", in cui vennero arrestati 852 camorristi della Nco. 200 di loro verranno poi scarcerati nell'arco dei tre mesi successivi, soprattutto per errori di omonimia.

Tutti oggi sanno chi è Barra, in particolare perché ha accusato Enzo Tortora di spacciare la cocaina per conto della camorra. Un'assurda accusa che il giornalista televisivo ha sempre respinto e per la quale ancora oggi si trova agli arresti domiciliari.

Barra, che per anni è stato considerato il »boia delle carceri , dopo il suo pentimento è assurto a salvatore della Patria. Eppure, quasi tutti quelli che ha accusato, li ha coinvolti solo per ritorsione; lui, comunque, si arrabbia se lo chiamano pentito, e si professa camorrista verace al 100%.

I settimanali hanno una predilezione per Barra, che, dalle elastiche maglie del segreto istruttorio (quello di Pulcinella), ha fatto giungere interviste e memoriali esclusivi un po' a tutti. Qualcuno lo ha addirittura fotografato all'interno di una camera di sicurezza in una caserma dei Carabinieri.

Che dire poi dello sconcertante atteggiamento benevolo di alcuni inquirenti napoletani nei suoi confronti? Non passa giorno che non sia sollecitato il Ministro di Grazia e Giustizia affinché venga approvata una legge sui pentiti della camorra. Fino a ieri feroce assassino e oggi »prezioso collaboratore ; si sa, le cose della nostra Giustizia vanno così, e anche i Barra hanno i loro momenti di gloria. Specialmente quando le loro »disinteressate dichiarazioni contribuiscono a tenere in piedi i castelli accusatori contro Enzo Tortora. Ma Barra fa di più: in un'intervista ad un settimanale si permette di ammonire la figlia del presentatore, Silvia, a non fidarsi dello scaltro genitore, che viene definito »un mariuolo .

Con il caso Barra il fenomeno pentitismo ha raggiunto il punto del non ritorno, aprendo una nuova oscura epoca per le sorti dello Stato di Diritto in Italia.

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